Le sue riflessioni esprimono un stato d'animo diffuso fra chi opera con passione a contatto con il pubblico nelle trincee della divulgazione scientifica, che vede il proprio impegno vanificato dalla superficialità e dal sensazionalismo dei media tradizionali. Paolo scrive:
Recentemente riflettevo proprio su questa assenza della scienza, e anche della più semplice osservazione della natura, dai mass media.Sono sicuro che esistano spiegazioni tecniche di questo atteggiamento basate sulla storia dei media, i meccanismi editoriali, le esigenze commerciali ecc. Trovo però sorprendente la mancanza di consapevolezza del ruolo crescente delle fonti di informazione alternative che i nuovi media online stanno diffondendo.
Lo spunto che mi ha riacceso l'interesse per il problema è stato il caso aberrante dell'articolo sull'arcobaleno rovesciato apparso inizialmente su Repubblica (forse conoscerai la storia). [vedi "Antibufala: Repubblica e il panico da arcobaleno" di Paolo Attivissimo - Paolo A.]
Mi chiesi necessariamente: perchè la foto di un bell'arco circumzenitale viene usata per seminare il panico e la disinformazione anzichè per ricordare, partendo da un esempio di "cronaca", che il mondo intorno a noi è ricco di sorprese e meritevole di essere osservato?
Un'amica me lo scriveva martedì: "Quando dico che guardando in su se ne vedono di cose...."
Questa sera [29 novembre 2008 - Paolo A.] sopra Roma si sono scatenate delle tempeste di fulmini del tutto eccezionali. La sola cifra di watt che hanno saettato tra le nubi avrebbe potuto fare notizia, e sarebbe stato un ottimo espediente per avvicinare la gente al proprio ambiente (e poi si riempiono la bocca di ecologia!). Invece si parla solo di catastrofi, si instilla timore, pessimismo. Se un fulmine avesse creato danni, allora -e solo allora- ne avresti sentito al telegiornale...
Fino a quando i media tradizionali continueranno a considerare stupido e passivo il pubblico?
La maggiore emancipazione tecnologica nell'accesso alle informazioni ridimensionerà fortemente il ruolo dei media tradizionali, almeno su temi scientifici e di nicchia. Quando faranno crollare il loro stesso mondo spero che almeno ci risparmino le lacrime da coccodrillo.
Immagine: l'inizio dell'articolo "Noi e il cielo" di Paolo Colona nella rubrica di astronomia UAI del Televideo Rai, 27 novembre 2008 (schermata dell'autore usata con il suo permesso)