Il Corriere della Sera ha pubblicato nell'edizione milanese del 10 febbraio 2010 l'articolo "Gite, professori in rivolta. «Troppi rischi» - «Non ci andiamo più: alcol, droga, risse e ragazze che tornano incinte»", seguito il giorno dopo dall'editoriale "Gite scolastiche diseducative - Più rigore o aboliamole".
Confermo questa situazione non solo perché molti amici insegnanti riferiscono le stesse cose, ma perché io stesso faccio visite guidate e attività di didattica della scienza per studenti in gita scolastica. I ragazzi, affaticati dalle maratone didattiche, distratti dagli stimoli dell'età, disinteressati, spesso maleducati e a volte trascinati dagli insegnanti anche quando non sarebbe opportuno, sembrano non trarre più alcun profitto da queste iniziative.
Il mondo è cambiato. Con le numerosissime opportunità che hanno oggi i giovani di viaggiare con le famiglie o per conto proprio, servono ancora le gite di istruzione? Ha ancora senso portarli tutti insieme in luoghi di cultura?
È ancora valida l'obiezione di chi teme l'esclusione di alcuni da opportunità culturali? Il bilancio netto fra offrire opportunità educative e vederle vanificate dall'indisciplina e dal disinteresse è sempre positivo?