Mia cara Rosina,
ti scrivo queste righe dalla mia trincea nella prima linea della divulgazione scientifica. Oggi abbiamo ascoltato alla radio il discorso del Generale dalla sua fortezza nelle retrovie. Lo vediamo poco e gli ufficiali superiori arrivano solo quando parla lui, ma è sempre un piacere sentirlo.
Il Generale, come sempre, ha elogiato noi e la nostra unità. Ma ormai sembra che ci abbia abbandonati. Non dice se e quando arriveranno i rifornimenti. Parla invece di piani grandiosi e arditi, nuovi fronti, armi sempre più sofisticate, nuovi alleati.
Noi, invece, abbiamo bisogno di quei rifornimenti.
Ricordi il nostro Sergente? Era il più forte e agguerrito. Ce lo invidiavano perfino gli altri eserciti. Ma anche lui, con altri commilitoni, ci ha abbandonati, non ce l'ha fatta. La scarsità di rifornimenti e la sfiducia lo hanno costretto a ritirarsi.
Non capiamo. Ci battiamo con passione, otteniamo ottimi risultati, la gente ci ama e potremmo avanzare facilmente, ma dobbiamo rimanere fermi. Ordini superiori.
Dalle retrovie non hanno idea di cosa accada qui. Non possiamo parlare con il Generale, gli ufficiali superiori non vogliono che si sappia come vanno le cose.
Abbiamo la sensazione che ci considerino un fastidio e che, pur di lanciarsi in nuove imprese e glorie, vogliano chiudere la nostra unità rinunciando a nuove vittorie e uomini validi.
Come non capirli? Divise fiammanti, caserme, parate, bandiere, fanfare. Noi invece siamo straccioni che ottengono sì ottimi risultati, ma disturbano con le solite richieste di rifornimenti.
La sopravvivenza è diventata un lusso, non una necessità. Con i pochi viveri che ci rimangono, e senza alcuna certezza sul futuro, non so quanto potremo resistere.
Tuo,
Paolo
Immagine realizzata con il generatore Dogtags di GlassGiant.com