L'edizione milanese del Corriere della Sera del 16 marzo 2008 ha dedicato 2 intere pagine a come la cultura cambierà la città attraverso le università, i musei, la moda e il design. Fra gli autorevoli esperti consultati anche il presidente della Triennale Davide Rampello.
Dalle trincee della divulgazione scientifica apprezzo questo fervore. Ma gli strateghi della cultura e i grandi progetti mi ricordano quei generali che scrutano il campo di battaglia dalle retrovie.
Le idee non mancano. Ma dopo che i riflettori e l'entusiasmo per un nuovo museo si spengono, la vera sfida diventa la gestione ordinaria, se non la stessa sopravvivenza dell'istituto. Problemi di finanziamenti, personale e attrezzature.
A volte si ha l'impressione che alcuni luoghi di cultura vengano dimenticati dalle istituzioni. E anche dalla città.
Rampello suggerisce al Corriere un itinerario "istituzionale" che comprende un solo luogo scientifico, il Museo della Scienza e della Tecnologia, e uno architettonico con i palazzi storici di Corso Venezia. Non propone alcun itinerario scientifico.
Ma apparentemente Rampello dimentica il più grande planetario italiano che ha sede proprio in Corso Venezia. Allora perché stupirsi dei problemi gestionali di quel planetario e di altri istituti culturali milanesi?